Per chi non lo sapesse, i Ministeri della Cultura e dell’Agricoltura hanno scelto il 2018 come anno del cibo italiano. Si tratterà di un’occasione per promuovere i prodotti e la cucina italiana nel mondo. Perché in Italia non è solo pasta e pizza. E di sicuro non la pasta all’Alfredo o la pizza con l’ananas. In un paese dove i tipi di pasta sono talmente tanti da non saperli contare (anche se il numero si aggira attorno ai 200), e ogni borgo e paese ha il suo piatto tipico (o più di uno), ci sarà un motivo se la dieta mediterranea è patrimonio dell’umanità UNESCO.

Ormai si sarà capito che anche Venezia ha qualche asso nella manica in quanto a ricette della tradizione, di quelle che sopravvivono nonostante il passare del tempo e la modernità. Perché il cibo italiano (e naturalmente anche quello veneziano) è strettamente legato alla cultura e alle tradizioni del territorio. Come la castradina e la Festa della Salute: tra storia, cucina e devozione, o il dolce di San Martino e la Festa di San Martino (conoscete la leggenda e la tradizione?). O ancora le famose frittelle del carnevale o i dolci della tradizione natalizia veneta.

Ma ci sono anche piatti che si preparano con ingredienti poveri come il risotto de go o la pinza. O quelli dove non ci sono ricette da seguire a puntino, ma dove ci si arrangia a seconda del pescato del giorno come il broeto a la ciosota. Ed infine i prodotti locali, quasi a km 0 come il radicchio di chioggia con cui preparare un gustoso risotto, oppure le castraure di Sant’Erasmo.

In una terra così piccola, ma così ricca di bontà, non si può fare altro che brindare all’ anno del cibo italiano davanti a un’ombra de vin e do cicchetti, un’occasione in più per celebrare la convivialità e il mangiare bene a Venezia.

Immagine di copertina di viaggidiarchitettura.it