Le disgrazie xe sempre pronte, come le tole dele osterie (proverbio veneto)
Le disgrazie sono sempre pronte, come i tavoli delle osterie
Girando per le calli, le fondamente e i canali di Venezia è facile imbattersi in un bacaro o un’ostaria, cioè un locale che serve principalmente vino, accompagnato da cicchetti, ovvero degli stuzzichini tradizionali che permettono di non assumerlo a stomaco vuoto.
Nei bacari e nelle ostarie, ma in generale a Venezia e dintorni, il bicchiere di vino viene comunemente chiamato ombra.
L’ombra (generalmente di vino rosso), o l’ombra di bianco (se la abbinate per esempio a un cicchetto di pesce), è un piccolo bicchiere riempito di vino che i veneziani amano bere nell’orario dell’aperitivo e le origini del suo nome sono discusse e risalgono ad un indefinito passato. Perché bere vino a Venezia è un vero piacere…
Ombra di vino (Foto @viadeigourmet – Instagram)
Fonti storiche
Non si sa a dove derivi e quando si sia cominciato ad usare il termine ombra in quanto nessuna testimonianza storica fa riferimento a questo termine, ma storici, scrittori e normali cittadini si sono interrogati sull’origine di questa parola che è tra le più usate nel gergo colloquiale veneziano (“ti vien bever un’ombra” per intendere “vieni a bere qualcosa con me”).
Le ipotesi semantiche
Alcuni fanno risalire l’utilizzo di questo termine ad un’epoca in cui si giudicava volgare bere vino, e da qui il termine ombra.
Altri invece sostengono che il termine derivi dal fatto che bere vino provochi un effetto sul nostro cervello che è come un’ombra che avvolge idee e pensieri.
Le ipotesi storiche
Ma a queste teorie più romantiche se ne contrastano altre che provano a far riferimento a fatti storici. Nella seconda metà dell’800 i vigneti veneti (che davano un vino leggero) si ammalarono e così i veneziani cominciarono a importare vini dalle Puglie. Questi vini, molto più densi e corposi, creavano un’ombra sul tavolo quando veniva riempito il bicchiere.
Un’ultima ipotesi è legata al fatto che il termine ombra in passato veniva spesso usato in cucina per descrivere una piccola quantità di un qualche ingrediente, da qui ombra de vin per indicare un bicchiere che conteneva solo un ottavo o un decimo di litro.
La più accreditata: l’ombra del “Paron de Casa”
La teoria più accreditata e diffusa tutt’oggi è che il termine ombra derivi dal fatto che un tempo (forse intorno al XIV secolo), attorno al campanile di San Marco, erano presenti diverse bancarelle di varie attività commerciali, tra cui le osterie. Quest’ultime sfruttavano appunto l’ombra del campanile e si spostavano durante la giornata per mantenere il vino fresco.
Col passare del tempo l’intercalare “Andemo bever all’ombra” si è trasformato in “Andemo bever un’ombra”.
Alternative all’ombra
L’ombra è sicuramente l’aperitivo più apprezzato dai veneziani, soprattutto i più anziani, anche per il fatto che se ne possono bere più d’una senza troppi problemi di ebbrezza.
L’alternativa moderna è senza dubbio lo spritz, ma chi ha girato per bacari e ostarie da piccolino con il proprio nonno sa che la vera alternativa è il birrino.
Il birrino è un bicchiere di birra piccolo (più piccolo di una birra da 250cl), talvolta servito proprio nei bicchieri da ombre. E se il nonno beve il birrino, il nipote berrà l’arancetta: in un bicchiere altrettanto piccolo viene servita semplice aranciata, il cui colore però è simile a quello della birra.
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Veneziano in ostaria con ombra di bianco (Foto Antonello Ragusa – Facebook)