Se piove el dì de l’Assensa, par quaranta dì no semo sensa” (proverbio veneziano)
Se piove il giorno dell’Ascensione, per quaranta giorni continuerà a piovere

Quaranta giorni dopo la Pasqua, secondo la tradizione cristiana, si celebra la Festa dell’Ascensione.
I fedeli ricordano l’avvenimento biblico della salita al cielo di Gesù dopo la sua resurrezione.

Ma a Venezia questa festività ha un significato particolare e da oltre 1000 anni in città si celebra la “Festa della Sensa“, ovvero la “Festa de l’Assensa“, cioè l’Ascensione.

Ricorrenze storiche

Oltre a quello religioso la Festa della Sensa per la Repubblica di Venezia aveva un valore storico. In occasione della ricorrenza si festeggiavano infatti due importanti avvenimenti:

  • La consegna (nel giorno dell’Ascensione) del vessillo benedetto al Doge Pietro Orseolo II da parte del Vescovo di San Pietro di Castello (l’antica Diocesi di Olivolo) prima della partenza per la vittoriosa spedizione contro gli Slavi in Dalmazia nel 998 (o forse nell’anno 1000),
  • Il dono nel 1177 di Papa Alessandro III al doge Sebastiano Zani di un anello d’oro come ringraziamento per l’aiuto nella riconciliazione con Federico Barbarossa.

Lo sposalizio del mare

Nel giorno della Festa della Sensa, a partire dall’anno 1000, Venezia istituì la tradizione della “Sposalizio del Mare”, a memoria imperitura proprio della vittoria della Serenissima in Dalmazia.

Il dipinto del Canaletto “Il Bucintoro al molo nel giorno dell’Ascensione” (1730)

La cerimonia di unione tra la Repubblica e il mar Adriatico, la cui rotta commerciale era stata liberata proprio dalla spedizione veneziana, aveva il carattere propiziatorio di una vera e propria benedizione (benedictio maris).
Una processione solenne di imbarcazioni, con la nave del doge ad aprire la strada, si snodava per la laguna fino ad uscirne attraverso la bocca di porto del Lido.
Una volta raggiunto il mare veniva recitata una preghiera di protezione per tutti i navigatori e il Doge veniva asperso con l’acqua santa.
La stessa acqua santa veniva poi versata nel mare mentre i sacerdoti intonavano salmi.

L’anello e il Bucintoro

Nel 1177 la Festa della Sensa si arricchisce di una nuova simbologia. Papa Alessandro III dona al doge Sebastiano Zani un anello d’oro come ringraziamento per l’aiuto nella riconciliazione con Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero.

L’evento, come sempre posizionato nel nebuloso limbo tra storia e leggenda, ha dato vita ad una tradizione duratura quanto sacra.
Ogni anno infatti, in occasione dello Sposalizio del Mare, il doge lasciava cadere un anello consacrato nel mare e con le parole “Ti sposiamo, mare. In segno di vero e perpetuo dominio” ribadiva l’indissolubile unione e il dominio di Venezia sull’Adriatico.

“Partenza del Bucintoro per san Nicolò di Lido il giorno dell’Ascensione” di Francesco Guardi (1775-1780)

A partire dal 1253 entra a far parte della processione anche il “Bucintoro, la sfarzosa imbarcazione del doge realizzata e costruita nell’Arsenale di Venezia, e che per secoli è stata uno dei simboli della Festa della Sensa, tanto da essere citata da Giosuè Carducci ne “Le nozze del mare”:
«Quando ritto il doge antico
su l’antico bucentauro
l’anel d’oro dava al mar
e vedeasi, al fiato amico
della grande sposa cerula
il crin bianco svolazzar…»

Fiera della Sensa

Ma la Festa della Sensa non era soltanto la celebrazione di un patto tra Venezia e il mare, era una vera e propria tradizione cittadina.
Con lo sposalizio del mare aveva infatti inizio la Fiera della Sensa, con feste, spettacoli, cantastorie e un mercato di merci da ogni paese che si teneva in piazza San Marco.
Visitatori da tutto il mondo sfilavano tra le bancarelle in quello che potremo definire un Expo ante litteram.

La Fiera della Sensa allestita in piazza San Marco rappresentata in un dipinto di Gabriel Bella

L’importanza della festività per Venezia è rappresentata, nei secoli successivi, dall’inaugurazione, nel 1792, proprio nei giorni della Sensa, del teatro La Fenice.
Qualche anno dopo, nel 1796, con il doge Lodovico Manin, si tenne l’ultimo sposalizio della storia della Repubblica di Venezia prima della caduta della Serenissima.

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