Chi gà inventà el vin, se nol xe in Paradiso, el xe vissìn. (Proverbio Veneziano
Chi ha inventato il vino, se non è in Paradiso, è lì vicino.
Vi sarà sicuramente capitato, vagando tra le calli, le fondamente e i ponti veneziani di imbattervi in un nizioletto (la targa che identifica i nomi delle strade a Venezia) che riportava al suo interno il nome Malvasia, un vino che ha una storia incredibile e che risale ai tempi della Serenissima.
Tutte le strade portano a…
Calle de la Malvasia si trova dietro Piazza San Marco o a pochi passi da Riva degli Schiavoni vicino alla Bragora, o ancora vicino a Campo Santi Apostoli e a San Barnaba.
Il Sottoportico della Malvasia è a San Felice, mentre la fondamenta della Malvasia Vecchia e il Ponte della Malvasia si trovano tra Campo Santo Stefano e la Fenice.
Nizioletto relativo alla Malvasia
Nemmeno Google Maps riesce a tenere conto di tutte le strade a Venezia che prendono il nome da questo vino che lega indissolubilmente Grecia, Venezia e tutto il resto dell’Europa.
La rotta Italo-Greca
Il vino Malvasia arriva a Venezia partendo dalle coste greche del Peloponneso, più precisamente dall’isola roccaforte Monenmvasia, la cui contrazione del nome da parte dei veneziani ha portato al più semplice Malvasia. Il nome greco della città significa “un solo accesso”, dato che una sola porta consentiva, in passato, di entrare nella rocca.La città arroccata di Monenmvasia, nel Peloponneso
La prima nave veneziana sbarca da quelle parti nel 1247 e ottiene, grazie ai suoi mercanti, l’esclusiva per vendere il vino in tutta Europa.
Parte così una rotta marittima che dalle coste greche, passando per Candia (a Creta), arriva in laguna.
Malvasia: un nome, tanti vini
Nell’isola di Creta si producevano due tipi di vino Malvasia: uno più dolce e più conosciuto, l’altro più aspro, o “garbo” come dicevano i veneziani.
Col passare dei secoli le malvasie si sono moltiplicate e si sono cominciate a produrre un po’ ovunque tra Grecia e Italia.
Dalla Malvasia di Candia, secca e aromatica, a quella istriana, passando per la Malvasia del Lazio e quella di Bosa, la malvasia di Cagliari e la Malvasia delle Lipari, quella di Brindisi e l’altra di Casorzo d’Asti, la Malvasia del Chianti e quella della Basilicata.
Il Malvasia sbarca a Venezia
A partire dal XV secolo il vino Malvasia diviene il più importante della Serenissima e dell’Europa medievale.
Considerato un vino molto pregiato e di moda diventa sinonimo di eccellenza assoluta e viene bevuto da nobili e aristocratici.
Si narra (e viene riportato persino nel Riccardo III di Shakespeare) che Giorgio Plantageneto, duca di Clarence, fu ucciso affogato proprio in una botte di Malvasia.
A Venezia invece in quel periodo nascono dei veri e propri locali e osterie che vendono esclusivamente vino Malvasia. Si affiancano quindi alle “caneve”, i depositi del vino dove si vendevano i “samarchèti” (vini contraddistinti dal simbolo di San Marco), le “malvasie”, locali in cui si servivano solo vini provenienti da Cipro e dalla Grecia.
Il governo veneziano nei primi del ‘500 ne norma anche il numero limitandoli a non più di venti, trattandosi di locali esclusivi.
Gli interessi della Serenissima
Ma come fecevano i veneziani ad avere l’esclusiva sui vini greci?
Nel corso del ‘200 l’Europa cristiana ha bisogno di collegamenti veloci con la Terrasanta per preparare la quarta crociata. Venezia mette così a disposizione le proprie navi per trasportare i soldati attraverso il Mediterraneo.
La Serenissima ha quindi facile accesso e via libera lungo le rotte commerciali che vanno dall’Adriatico a Costantinopoli, eludendo anche i salati tassi doganali.
Tra le merci preziose importano così anche il Malvasia.
Malvasia di Candia per l’esattezza, perché prodotto a Creta da un vitigno nato da un progetto di viticoltura creato dai veneziani stessi nell’isola greca.
Nella seconda metà del ‘600 però Venezia perde l’isola di Creta per mano degli ottomani, ed è costretta a spostare la produzione in altre zone del Mediterraneo dando vita ai moltissimi vini Malvasia che conosciamo al giorno d’oggi.
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