“L’amor no xe brodo de fasioi” (proverbio veneziano)
“L’amore non è brodo di fagioli” (cioè l’amore non è una cosa di poco conto)
Amore, furbizia, leggenda e storia secolare. Il 25 aprile a Venezia è la somma di tutto questo.
Fatti reali e racconti tramandati che si accavallano e danno le basi ad una delle tradizioni più sentite della città.
La Spagna e Carlo Magno, Alessandria d’Egitto e le reliquie dell’Evangelista Marco e poi la popolazione veneziana che prende in mano la città in quegli storici giorni dell’aprile 1945.
El bòcoło
Il 25 aprile a Venezia è innanzitutto la Festa di San Marco. Ma il Santo Patrono della città non è l’unico protagonista della tradizione che da secoli caratterizza questa giornata.
I protagonisti della tradizione del bocolo sono due giovani amanti del VIII secolo: Maria, figlia del Doge Partecipazio, e Tancredi, veneziano giovane e bello.
Il loro amore viene però osteggiato dal padre di Maria. Così, lei chiede all’amato di conquistarsi fama e rispetto andando a combattere i mori (gli arabi) in Spagna al fianco di Carlo Magno.
Tancredi però, oltre alla gloria, in guerra trova la morte. Morte che lo coglie sopra un roseto, dal quale il giovane innamorato riesce però a cogliere una rosa che affida al compagno d’armi Orlando da consegnare alla sua Maria.
Maria, distrutta dal dolore, il giorno dopo aver ricevuto la rosa, nel giorno della festa di san Marco, viene trovata morta con sul cuore il fiore tinto del sangue del suo Tancredi.
Da allora il bocciolo di rosa (bocolo) viene offerto alle donne nel giorno di San Marco quale simbolo d’amore vero, imperituro.
Le reliquie dell’evangelista
Per quale motivo San Marco è diventato il Patrono di Venezia?
Secondo la tradizione, che come molte storie è a cavallo tra storia e leggenda, sono due mercanti veneziani a portare in città le spoglie di San Marco nell’828 da Alessandria d’Egitto, dove l’evangelista era morto otto secoli prima.
I due, Bono da Malamocco e Rustico da Torcello, decidono di sottrarre il corpo del Santo ai Saraceni. Successivamente, lo mettono in salvo in un luogo più sicuro, data la difficile situazione della cristianità di Alessandria.
Forzano quindi il sepolcro di marmo e mettono le reliquie in una cesta coperte di foglie di cavolo e altri ortaggi. Infine, coprono il tutto con carne di maiale.
Questo stratagemma salva loro la vita quando, facendo ritorno alla nave, vengono fermati da una pattuglia di Saraceni che pretendono di controllare il contenuto della cesta. Vedendo la carne di maiale, da loro considerata impura, non indagano oltre e lasciano andare i due veneziani.
Tornati in patria consegnano le spoglie al vescovo di Olivolo (l’allora diocesi di Castello) e successivamente conservate a Palazzo Ducale. Si decide allora di costruire una basilica dedicata a San Marco proprio a fianco del palazzo del Doge.
Aprile 1945: la liberazione
Il 25 aprile a Venezia si celebra però, come in tutta Italia, anche la liberazione dal fascismo, nonostante nella città lagunare questa sia avvenuta nei giorni del 28 e 29 aprile 1945.
In quei giorni, concitati per tutto il Nord Italia, il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) e il CVL (Corpo volontari della libertà) si accordano con i tedeschi per certificarne la resa.
Tra il 28 e il 29 aprile i partigiani occupano i principali organi di potere ministeriali dei tedeschi e della RSI (Repubblica Sociale Italiana o Repubblica di Salò).