Le mascare val soldi soeo in Carneval (proverbio veneziano)
Le maschere valgono solo a Carnevale
Il Carnevale di Venezia fa parte ormai da secoli della storia, della tradizione e del folklore italiano in Europa e nel mondo.
Anche nell’arte è spesso rappresentato. Sono molti infatti i quadri del Carnevale che ritraggono maschere tradizionali (come la baùta o la moretta) o festeggiamenti sfarzosi in palazzi e piazze.
Il doge, il giovedì grasso e il toro
Risale al 1700, periodo di gloria del Carnevale veneziano, il dipinto di Francesco Guardi “Il doge assiste alla festa del giovedì grasso in Piazzetta”.
Ai tempi della Serenissima nel giorno del giovedì grasso si teneva la storica corrida con il toro davanti al Palazzo Ducale. Il rito di sacrificio dell’animale celebrava la vittoria del doge Vitale Michiel II sul patriarca Ulrico di Aquileia e i suoi dodici feudatari ribelli.
Per anni i successori del patriarca dovettero inviare in dono alla Serenissima un toro, dodici pani e dodici porci.
Il rituale prevedeva alla fine il taglio della testa degli animali e da qui deriva il detto veneziano “tagliar la testa al toro” per significare la chiusura definitiva di una faccenda e la presa di una soluzione.
Gli animali venivano poi macellati, cucinati e distribuiti nei banchetti di nobili, clero e popolo.
A ulteriore testimonianza di questa macabra usanza è giunta fino a noi un’illustrazione di Giacomo Franco risalente al 1610 dal titolo “Le celebrazioni in Piazza San Marco per il giovedì grasso”
Dipinti dalla Francia
Tra i quadri del Carnevale molti sono quelli di matrice straniera. Uno di questi è “Le carneval une Venise” del pittore francese Francois Flameng (1856-1923).
L’ispirazione per l’opera non può essergli arrivata vedendo con i propri occhi gli sfarzi e le feste del Carnevale veneziano, dato che l’ultima edizione storica della festa delle maschere avvenne nel 1797, anno in cui un altro francese, Napoleone Bonaparte, conquistò parte dell’Italia mettendo fine alla secolare storia della Serenissima e alla tradizione del Carnevale, proibendo i mascheramenti.
Della fine del ‘600 è invece il dipinto di Pierre Bergaigne che ritrae una classica festa in maschera.
Anche se probabilmente il suo quadro “Ballo di Carnevale” non è ambientato a Venezia, ci aiuta a capire come si svolgessero le feste carnascialesche in Europa su ispirazione di quelle più celebri dei palazzi della Serenissima.
Il pittore delle maschere: Pietro Longhi
Molte delle opere che ritraggono le maschere e i festeggiamenti nella Venezia del ‘700 li dobbiamo a Pietro Longhi.
I suoi dipinti non ritraggono solo baùte, morette e altre maschere durante il periodo carnevalesco, ma anche durante la vita di tutti i giorni.
Era infatti naturale utilizzare dei vistosi travestimenti anche nel resto dell’anno.
Risale al 1740 “Il Ridotto” che raffigura una tradizionale festa in maschera settecentesca nei palazzi dell’aristocrazia veneziana.
Più particolare è il suo “Il Rinoceronte” del 1751. L’animale, proveniente dall’Africa o dall’Asia, sta di fronte ad alcuni veneziani in maschera. Una composizione singolare ma sicuramente interessante.
Tiepolo figlio e il Carnevale in villa
L’aristocrazia veneziana era solita anche festeggiare nelle lussuose ville dell’entroterra.
“Il Minuetto” di Giandomenico Tiepolo, figlio del più noto Giambattista, del 1756 raffigura appunto il ballo del minuetto durante una spensierata festa dell’aristocrazia in una villa veneta.
A dimostrare la venezianità di quest’opera è dimostrata anche dalla presenza di due personaggi della Commedia dell’Arte: Pantalone con il tabarro nero e le calze rosse al centro del dipinto; e Colombina, la giovane mascherata subito di fronte a lui. Sulla destra si vede anche la tradizionale baùta.
Carnevale moderno
Più vicini a noi nel tempo e appartenenti al XXI secolo sono i quadri dedicati al Carnevale veneziano del livornese Mauro Puppo.
I soggetti che trattano la città laguare e il Carnevale in modo particolare sono reminiscenze del periodo durante il quale l’artista ha vissuto proprio a Venezia.
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